Alle sei del mattino, con il cuore rivolto all’itinerario da percorre da Gimont a Auch e lo zaino carico di intenzioni, lascio il silenzio del mio monolocale. Il cielo è ancora incerto, ma io già in cammino, con la speranza di trovare posto per la notte nell’antica canonica, il presbytère. La trentaseiesima tappa mi accoglie con umiltà e gioia.
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▶️ Percorso 3D
I primi chilometri scorrono tra sentieri segnati e deviazioni interiori. Controllo il Garmin, prego per i defunti di un piccolo cimitero ottocentesco, e poi mi affido al Rosario. Ogni mistero è un passo, ogni Gloria un respiro che si fonde con il vento. Canto a pieni polmoni, anche se l’intonazione è ancora un cammino da percorrere.

Da Gimont a Auch, tra sole e ombra
Il paesaggio si alterna tra sole e ombra, tra campi di cereali e laghetti silenziosi. Il farro ondeggia accanto al grano biondeggiante, e io mi accorgo che sto facendo molto più di quanto avessi immaginato. Pensavo di aver disegnato il cammino… invece è il cammino che disegna me.
Raziono l’acqua, mangio una banana accanto a un bidone della spazzatura, mi fermo su un muretto all’ombra di una scuola materna a Lussan. Ogni gesto è semplice, ma pieno di senso. Ogni deviazione è una scelta di fiducia.
Poi, all’improvviso, tra le case della periferia, la vedo: la cattedrale gotica di Santa Maria di Auch, che si staglia in alto a sinistra come una promessa mantenuta. Entro in città, faccio provviste, mi siedo in un parco con una fontana decorativa e bevo lentamente una Schweppes agli agrumi. Aspetto che la cattedrale apra, e intanto respiro.

Da Gimont a Auch, il respiro del pellegrino
Dentro, le vetrate di Arnaud de Moles raccontano storie di luce. Riconosco santi che ormai mi sono familiari: Rita da Cascia, Francesco d’Assisi, Vincenzo de’ Paoli, Anna con Maria adolescente. Accendo una candela a Nostra Signora di Lourdes. Una donna sistema i fiori per il matrimonio di Tiffany e Florian. Le campane suonano a festa, e io filmo l’attesa.
Alle 15, varco la soglia dell’antica canonica. È un edificio del XVIII secolo, semplice e accogliente. Ritrovo la coppia canadese conosciuta giorni fa: raccontano con entusiasmo che sono partita dall’Italia. Sono anch’io un personaggio del cammino.
Salgo le scale per raggiungere il secondo piano, lo spazio riservato all’accoglienza per i pellegrini. Mi ci trovo subito a mio agio. Apprezzo moltissimo la pila di giornali all’ingresso per asciugare le scarpe. Dopo una rapida occhiata agli spazi a nostra disposizione scelgo prontamente la stanza con due letti situata accanto alla cucina.

Da Gimont a Auch: serata di festa
Lavo i panni, li stendo al sole sul balcone da cui si vede la cattedrale. Esco quindi a visitare il centro di Auch e, sulla scala monumentale, trovo la statua di D’Artagnan e una curiosa scultura dedicata all’alluvione subita dalla città.
Mi preparo per la messa nella chiesa di Saint Paul, sull’altra sponda del fiume. Canto con gioia insieme agli altri fedeli. A fine messa stringo la mano al sacerdote che mi augura buona serata.
Vado quindi in cerca di un locale in cui festeggiare questa giornata. Ceno in un ristorante con vista sulla cattedrale con un menu a base di salmone con verdure crude e salsa alle erbe, filetti d’anatra con penne al parmigiano, tiramisù.
Più tardi, mentre nella cucina della canonica riordino gli appunti della tappa, i boati dei tifosi celebrano la finale di Champions League vinta per la prima volta dal Paris-Saint-Germain contro l’Inter col punteggio di 5-0. Io celebro la mia piccola vittoria in questa parte del mio pellegrinaggio da Sant’Anna di Vinadio a Santiago: essere arrivata, essere accolta, essere trasformata.
Tra i posti in cui ho dormito finora, questo è quello in cui mi sento più a casa.

Qual è stato il tuo luogo inatteso di accoglienza?
📝 Consigli avventurosi
La tappa da Gimont a Auch ha uno sviluppo di 28,2 chilometri e un dislivello positivo di 740 metri.
Ho pernottato presso il Presbytère di Auch, casa di accoglienza riservata ai pellegrini.
🧭 Itinerario
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