La notte è stata serena, anche senza stelle visibili dal lucernario. Al mattino, per la prima volta in questa fase del cammino, recito le Lodi nella mia stanza. Il pensiero corre al santuario di Sant’Anna di Vinadio, dove oggi si apre il primo pellegrinaggio dell’anno. Il tema scelto per l’estate 2025 – Uno sguardo che incontra la speranza – mi sembra già intrecciato con il mio cammino interiore. Mi preparo quindi per avviarmi lungo la trentottesima tappa, da Montesquiou a Marciac.
In questo articolo
▶️ Percorso 3D
La colazione di questa mattina non è soltanto nutrimento, ma un vero gesto d’amore. Sul tavolo, accanto al pane abbrustolito e alle confetture di fragole e albicocche, brilla la torta preparata ieri sera da Geraldine: soffice, profumata, con quel sapore che sa di casa e di accoglienza. Ne mangio due fette, lasciandomi coccolare dalla dolcezza che sembra sciogliere la stanchezza accumulata nei giorni di cammino.
Geraldine, con la sua premura discreta, me ne offre ancora: una fetta da gustare subito e un’altra, avvolta con cura nella stagnola, da portare via. Quel piccolo pacchetto, infilato nella tasca del guscio, diventa il mio viatico di dolcezza, un dono che mi accompagna sotto la pioggia e tra i sentieri fangosi.

Da Montesquiou a Marciac, tra pioggia e natura
Parto alle 8.15, protetta dal poncho che copre anche lo zaino. La pioggia mi accompagna fin dalle prime ore del mattino, trasformando il sentiero in un mosaico di colori e profumi. Ogni goccia sembra scandire il passo, rendendo più intenso il dialogo silenzioso con la natura. Recito i misteri gioiosi del rosario mentre l’acqua scivola sul poncho e l’erba alta mi bagna i piedi, quasi a ricordarmi che il pellegrinaggio non è mai un cammino “asciutto”, ma sempre intriso di fatica e grazia.
Accanto al sentiero, la menta selvatica sprigiona un profumo fresco e sorprendente, come un balsamo che consola. Poco dopo mi trovo tra due ali di ortiche: devo fare attenzione a non pungermi, ma anche questo diventa un esercizio di presenza, un invito a camminare con cura. L’erba alta mi schiaffeggia e graffia le gambe, eppure sento che la natura, pur nella sua rudezza, mi accoglie e mi mette alla prova.
I paesi che attraverso hanno le chiese chiuse, custodite contro furti e danneggiamenti. È un contrasto forte: porte serrate, ma un cuore che resta aperto alla preghiera. Nei boschi cupi, il silenzio diventa quasi un abbraccio. Mi torna alla mente la generosità dell’alloggio di ieri sera: un rifugio elegante che ora risplende ancora di più, proprio perché contrasta con la durezza del cammino.
A Saint-Christaud smette brevemente di piovere
Ogni passo tra pioggia e natura diventa così un intreccio di resistenza e gratitudine. La fatica si mescola alla bellezza, e il pellegrinaggio da Sant’Anna di Vinadio a Santiago si rivela per quello che è: un continuo dialogo tra il corpo che avanza e l’anima che si lascia trasformare.
A Saint-Christaud, dopo aver attraversato la piazza e il cimitero, mi accorgo di una panca nascosta accanto alla statua della Madonna. È il luogo perfetto per fermarmi. La pioggia ha smesso di cadere e, seduta lì, apro il pacchetto che ho in tasca. Il profumo della torta mi riporta alla prima colazione, alla generosità di Geraldine, alla bellezza di quei gesti semplici che diventano sostegno concreto nel cammino.
Ogni morso è un intreccio di gratitudine e consolazione: la dolcezza della torta, la quiete ritrovata, la presenza discreta della Madonna. Sento che la Provvidenza si manifesta anche così, in una fetta di torta che diventa compagna di viaggio e memoria viva dell’ospitalità ricevuta.

La cattedrale di Marciac
Già da lontano la sagoma gotica della cattedrale di Notre-Dame de l’Assomption, nel cuore di Marciac, si staglia contro il cielo, imponendo la sua presenza come un faro che guida il pellegrino verso la meta. Entrando, vengo subito avvolta da una luce vibrante: le vetrate colorate raccontano episodi della vita di Maria con una ricchezza di dettagli che sembra voler abbracciare ogni sguardo. È un incontro di bellezza che lascia senza parole, un invito a sostare e contemplare.
La Via Crucis, con le sue tavole minuziosamente scolpite, mi cattura passo dopo passo. Ogni scena è un frammento di dolore e di speranza, un intreccio di umanità e divino che accompagna il pellegrino nel suo stesso cammino interiore. Ma è davanti alla Deposizione che il cuore si spezza: la figura di Maria Maddalena, con il volto mascolino e lo sguardo rivolto verso l’alto, diventa specchio del mio stesso sconforto. Le lacrime sgorgano spontanee, come se la sua disperazione fosse anche la mia, e in quel pianto trovo un frammento di verità che mi purifica.
Proseguendo, scopro un angolo dedicato alla Madonna di Lourdes. Accendo due candele lunghe, affidando alla fiamma la preghiera di chi mi accompagna da casa. È un gesto semplice, ma carico di significato. La mia preghiera si intreccia con quella di tanti altri, e la comunità invisibile che mi sostiene diventa presente in questo momento.

Da Montesquiou a Marciac: emozioni e gratitudine
Il profumo delle rose, che immagino ai piedi di Santa Teresina di Lisieux, mi sorprende. Sono finte, ma poco più avanti trovo fiori veri, custoditi in vasi di vetro. È un dettaglio che mi fa sorridere: anche ciò che è artificiale può rimandare a una bellezza autentica, e la vita sa sempre trovare il modo di fiorire.
La cattedrale di Marciac non è solo una tappa, ma un incontro. Un luogo dove la bellezza artistica e la profondità spirituale si fondono, lasciando in me un segno indelebile.
La giornata si chiude con un intreccio di emozioni che risuonano ancora dentro di me. Timbrare le credenziali è un gesto semplice, ma carico di significato. Ogni timbro è un passo in più verso Santiago, un segno concreto che il cammino procede.
Marciac ama la musica jazz
Marciac mi accoglie con la sua piazza elegante e i suoi angoli suggestivi, che raccontano storie di musica e di vita. Sapere che qui, in estate, il jazz riempie le strade mi fa sorridere. È come se la città custodisse un’anima festosa pronta a esplodere, mentre io la incontro nella sua veste più silenziosa e piovosa.
La gratitudine emerge nei dettagli: una rivista trovata in reception che diventa strumento per asciugare le scarpe, l’asciugacapelli che ridona calore a calzini e marsupio, la protezione dei sacchetti di plastica che hanno salvato le cose più preziose. Ogni piccolo gesto diventa parte di un mosaico di cura e di resistenza.
Non accendo la televisione: preferisco lasciare spazio alle emozioni, farle risuonare senza distrazioni. In questa fase del cammino mi sento travolta da una forza dirompente, e scelgo di non oppormi. Lascio che la gratitudine si mescoli alla fatica, che la bellezza si intrecci con la pioggia, che la memoria di chi mi sostiene da lontano diventi presenza viva.

Da Montesquiou a Marciac, stanca ma felice
Marciac mi accoglie “marcia”, ma anche colma di emozioni. E in questo contrasto, tra la stanchezza del corpo e la ricchezza dell’anima, riconosco la verità del pellegrinaggio: un viaggio che non si misura solo in chilometri, ma soprattutto in gratitudine.
Il pellegrinaggio non è soltanto un percorso geografico: è un viaggio interiore che si misura nella capacità di lasciarsi sorprendere, di accogliere la fatica e di riconoscere la bellezza nascosta nei gesti più semplici. A Marciac ho compreso che la speranza non è un traguardo lontano, ma un seme che germoglia proprio nei giorni di pioggia, nelle scarpe sporche, nelle lacrime davanti a una Deposizione.
Riparto con la consapevolezza che ogni passo, ogni incontro, ogni frammento di vita condivisa diventa parte di un cammino più grande. Santiago è ancora lontano, ma la speranza è già qui, biondeggiante come il grano sotto il sole, pronta a fiorire dentro di me.

📝 Consigli avventurosi
La tappa da Montesquiou a Marciac ha uno sviluppo di 25,2 chilometri e un dislivello positivo di 850 metri.
Ho pernottato presso Hotel les Comtes de Pardiac.
🧭 Itinerario
📽️ Vlog
📌 Salva questo articolo su Pinterest


