Cammino volentieri nei boschi. Lo faccio da sempre ed è un rituale che mi riconnette più profondamente con me stessa. Ci sono alberi con cui, nel corso degli anni, ho coltivato vere e proprie amicizie. La mia indole esplorativa mi porta tuttavia ad ampliare sempre più i miei orizzonti. E così, una calda giornata estiva qualunque, eccomi partire alla volta dell’Alta Valle Varaita per fare una passeggiata nel bosco dell’Alevè.
Raggiungo la borgata Castello di Pontechianale, in provincia di Cuneo, e identifico immediatamente il rifugio Alevè sulla destra. Il parcheggio è poco più avanti. Prendo lo zaino, allungo i bastoncini da trekking e imbocco la ben segnalata mulattiera U8 per avventurarmi ripidamente tra la vegetazione.
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Bosco dell’Alevè: dalle grandi glaciazioni a noi
Dopo appena dieci minuti raggiungo un punto panoramico da cui ammirare il suggestivo lago di Castello dall’alto. Le tacche biancorosse mi guidano con sicurezza sempre più su. Arrivo quindi nei pressi del bellissimo rifugio Grongios Martre. La struttura, finemente realizzata con pietre locali e legno di pino cembro, si affaccia su un prato verde tagliato da poco. Più oltre si apre un ampio panorama sulla vallata. La posizione strategica immersa nella natura ma non troppo distante dalla civiltà lo rende ideale come base per una vacanza rigenerante. L’accesso all’area è infatti riservato solo ai clienti.
Proseguo la salita e supero una coppia di escursionisti intenti a scattare fotografie. Cammino a passo deciso fino alla baita diroccata della Grangia Peiro Rongetto. Identifico la diramazione per il lago Secco che sarà la mia via di ritorno e vado avanti in direzione del lago Bagnour.
Procedo con calma. Un po’ per respirare ogni singolo attimo di questo habitat meraviglioso. E un po’ per non inciampare nelle radici che, prepotentemente, escono dal terreno. A un tratto noto una coppia di escursionisti più avanti. Si sono appena accorti di non aver intercettato il sentiero giusto per il lago Secco. Procedono più lentamente di me ma, fermandomi a scattare qualche foto, riesco a tenere per un po’ il loro passo.
La foresta di pini cembri
Il bosco dell’Alevè ospita la più grande distesa di pini cembri in purezza dell’arco alpino. Occupa una superficie di 820 ettari che si estende tra i 1600 e i 2500 metri di quota. Ricopre buona parte del versante sudorientale del Monviso in un’area compresa nei comuni di Casteldelfino, Pontechianale e Sampeyre. Ha origini antichissime, infatti risale addirittura alle grandi glaciazioni del quaternario!
Il pino cembro cresce molto lentamente, alcuni esemplari dell’Alevè hanno infatti più di mezzo millennio. Questo albero dagli aghi raggruppati a gruppi di cinque vive in simbiosi con un uccello ghiotto dei suoi pinoli, la nocciolaia. Picchiando come un fabbro sulle pigne coriacee, ne estrae il contenuto e lo nasconde anche a chilometri di distanza. Tuttavia non sempre si ricorda dove sono tutte le sue dispense di cibo. In questi casi nascono nuove piante. Ecco spiegato perché capita di trovare cembri che crescono su speroni rocciosi o altri posti improbabili.
Bosco dell’Alevè: la magica conca prativa di Pian Caval
L’energia del bosco mi spinge ad accelerare il passo e, quindi, a superare la coppia di escursionisti davanti a me. La foresta inizia a diradarsi e, all’improvviso, mi trovo nella stupenda conca prativa di Pian Caval. Davanti a me si apre un labirinto di sentieri che conducono nelle parti più alte del bosco dell’Alevè. Individuo le indicazioni per il rifugio e proseguo la salita.
Il terreno è piuttosto sconnesso dalle radici degli alberi. Cammino cautamente e, finalmente, raggiungo il rifugio Bagnour e l’omonimo lago. Quest’ultimo si sta purtroppo trasformando in torbiera. Tuttavia le sue acque purissime ospitano una varietà di piccolo crostaceo che si trova solo qui: il branchipus blanchardi. Ovviamente si nasconde sul fondale e si guarda bene dal farsi vedere.
Inoltre ci sono un paio di cavalli piuttosto invadenti che si avvicinano golosamente agli zaini di alcune escursioniste che stanno riposando nel prato. Si allontanano da loro e si avvicinano a me. Evito di aprire il mio zaino e cerco di capire come raggiungere il lato opposto senza bagnarmi i piedi.
Bosco dell’Alevè: discesa al lago Secco
Attraversato il lago Bagnour intercetto il sentiero U51 e scendo tra i pini cembri. Prestando attenzione alle radici che escono dal terreno, in un quarto d’ora mi trovo in prossimità del lago Secco che, contrariamente al nome che porta, ha più acqua del lago che mi sono lasciata alle spalle. Sulla riva opposta alcuni escursionisti stanno smontando le tende in cui hanno trascorso la notte.
Scendo ancora brevemente fino a intercettare il sentiero per Castello. Salgo brevemente poi la via spiana. Un lungo e panoramico tratto a mezza costa mi regala splendide visuali sul Pelvo d’Elva e su alcune pietraie circondate da pini cembri. L’anello si chiude nei pressi della Grangia Peiro Grongetto. Da qui ripercorro in discesa i passi fatti all’andata.
📝 Consigli avventurosi
L’escursione ha uno sviluppo complessivo di circa sette chilometri e un dislivello positivo di 550 metri. Io l’ho percorsa in circa due ore e mezza (di cui un’ora e mezza per arrivare al rifugio Bagnour). Con le dovute attenzioni e un buon allenamento l’itinerario è percorribile anche d’inverno con le ciaspole.
Il rifugio Bagnour è aperto continuativamente da giugno a settembre. Durante il resto dell’anno è aperto nei weekend e nelle festività. Puoi prenotare ai seguenti numeri: 320 4260190 oppure 0175 979932.
Per soggiornare al rifugio Grongios Martre telefona al numero 340 0692705.
Alla scoperta di altre avventure #CuneoAkm0!
Il pino Cembro e la Nocciolaia abitano anche qui in Finlandia. Ma sai che non ne ho ancora vista una, purtroppo?? 🙂 🙂 Gran bell’itinerario il tuo di oggi, Nadia!
Grazie mille! Era una di quelle gite in cima alla mia lista dei desideri per quest’anno. Neanch’io ho visto nocciolaie… conto sui tuoi avvistamenti in Finlandia! 🙂
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Invidio queste tue belle escursioni!
Quando si può uscire di casa non me lo faccio ripetere due volte!