Il castello della Manta sorge in posizione strategica tra le colline di Saluzzo e Cuneo. Oggi purtroppo il Monviso è offuscato dalle nubi e non fa da sfondo a questo favoloso Bene FAI. Nel parcheggio di fronte al Municipio ci sono alcuni posti liberi ma preferisco lasciare la macchina accanto alla chiesa parrocchiale. In entrambi i casi conta dieci minuti di tranquilla passeggiata per raggiungere il castello.
Ho prenotato e pagato online la visita guidata per le 11.15. Alla biglietteria scopro con piacere che, con un supplemento, potrò visitare anche i giardini del Conte che vengono aperti solo in alcune giornate. Questa è una di quelle.
In questo articolo
Storia del castello della Manta
Il castello della Manta nacque nel XIII secolo come avamposto militare. Agli inizi del Quattrocento fu ereditato dal colto e illuminato Valerano, figlio illeggittimo di Tommaso III, che diede inizio alla dinastia dei Saluzzo della Manta. Egli fece costruire l’ala più antica comprendente la favolosa sala baronale magnificamente affrescata.
Il Cinquecento è contraddistinto per buona parte dalla coabitazione dei due cugini Michele Antonio e Valerio. Il primo fece costruire, attaccata alla parte antica, tutta l’ala orientale e questo trasformò il castello medievale in un palazzo signorile. Il secondo, invece, fece costruire un’altra ala lungo le mura occidentali. Purtroppo questa parte divenne pericolante e fu abbattuta nel 1860.
In quell’anno il castello fu acquistato dalla famiglia torinese Radicati di Marmorito che lo ristrutturò e portò all’antico splendore.
L’ultima proprietaria, la contessa Elisabetta Provana de Rege, è un’appassionata cavallerizza e fa costruire la scuderia nel parco antistante il maniero. Nel 1985, intuendo che il FAI persegue i suoi stessi obiettivi, dona il castello della Manta all’associazione che, da allora, ne cura il mantenimento, la conservazione e l’apertura al pubblico.
La dispensa
Dalla tineria, oggi adibita a biglietteria, ci spostiamo nella dispensa, un posto fresco in cui veniva conservato il cibo. Qui la temperatura è costante per la presenza di spessi muri da un lato e roccia dall’altro.
La cucina
La cucina cinquecentesca fatta costruire da Michele Antonio è, per l’epoca, molto innovativa. Al suo interno è presente un pozzo che assicura l’acqua necessaria per cucinare e per pulire tavolo e pavimento. Quest’ultimo presenta un’inclinazione che permette di far defluire i liquidi.
Il primo piano del castello della Manta
Un prestigioso scalone cinquecentesco introduce ai piani nobili del castello della Manta. Il vestibolo presenta il motto leit, che in tedesco significa guida e condottiero, ripetuto sulle pareti e sullo splendido soffitto a cassettoni originale. Su una parete risalta l’affresco quattrocentesco della Madonna del Latte.
Dalla sala degli alberi ci affacciamo dalle finestre per capire dove era collocata l’ala fatta costruire da Valerio e andata poi perduta. In questa stanza, sotto innumerevoli strati d’intonaco, affiorano degli affreschi.
La sala baronale
Fu fatta restaurare e decorare da Valerano per essere utilizzata come sala di rappresentanza in cui celebrare il proprio potere. Il grande camino riporta lo stemma di famiglia contraddistinto da una V rovesciata e dall’onnipresente motto leit.
Le pareti sono interamente ricoperte da un favoloso ciclo di affreschi realizzato dall’ignoto Maestro della Manta che è tuttora una delle più stupefacenti testimonianze di pittura tardogotica in Piemonte.
Gli affreschi del castello della Manta
Sulla parete di fronte alle finestre risalta prepotentemente l’affresco dei nove eroi e delle nove eroine appartenenti alla letteratura classica e biblica raffigurati in preziosi abiti legati alla moda dell’inizio del Quattrocento. I personaggi sono riconoscibili grazie agli oggetti che li accompagnano e anche leggendo i versi in francese antico che celebrano le loro gesta mentre i loro volti sono quelli delle persone care a Valerano. Egli stesso apre la carrellata a fianco del camino.
La sfilata di eroi comprende tre pagani (Ettore di Troia, Alessandro Magno e Giulio Cesare), tre ebrei (Giosué, Re David e Giuda Maccabeo) e tre cristiani (Re Artù, Carlo Magno e Goffredo di Buglione).
Le eroine sono: Delfile (madre di Diomede), le Amazzoni Sinope, Ippolita, Lampeto e Pentesilea, Semiramide (regina di Assiria), Etiope (conquistatrice dell’India), Tamiri (regina degli Sciti), Teuca (regina degli Illiri).
Sulla parete opposta prende vita il mito medievale della Fontana della Giovinezza in cui personaggi di diversa età ed estrazione sociale s’immergono nelle sue benefiche acque per uscirne giovani e rigenerati e potersi dedicare alle più importanti passioni dell’epoca: l’amore e la caccia. Valerano stesso conduce un corteo.
L’affresco presenta anche due fumetti in cui è possibile scoprire cosa stanno dicendo i personaggi. Nel primo un vecchio esorta, senza successo, la sua giovane serva a darsi da fare per poter raggiungere in fretta la fontana. Nel secondo un amante cerca invano di convincere la ragazza a seguirlo in un boschetto.
La sala delle Grottesche
Al secondo piano, nel 1560, Michele Antonio fece realizzare la sontuosa sala delle Grottesche e il suo soffitto decorato con dipinti e stucchi è un’importante testimonianza della cultura manieristica in Piemonte.
L’appartamento di Michele Antonio
La camera da letto di Michele Antonio ha il soffitto in legno originale del Cinquecento. Al centro spicca il piccolo letto a baldacchino molto ben conservato. La dimensione così ridotta ha diverse spiegazioni: l’alimentazione pesante rendeva preferibile dormire in posizione leggermente rialzata e si pensava che tale posizione permettesse, inoltre, di essere più reattivi in caso di attacco al castello. Infine, un motivo scaramantico faceva evitare di rievocare la posizione da tenere una volta morti.
Il giardino del Conte del castello della Manta
Il parco antistante il castello è dominato dalla presenza di alberi secolari: due magnolie, due abeti rossi, due cedri, un acero e una quercia. Spiccano anche alcuni esemplari di bosso, pianta molto longeva che solitamente viene utilizzata per le siepi ma che qui è lasciata crescere liberamente.
Il giardino fa parte degli alloggi concessi in usufrutto al Conte e, quindi, è gestito autonomamente dalla famiglia e viene aperto al pubblico solo in alcune occasioni. Sapevi che già nel XV secolo il castello della Manta era famoso per il giardino esotico in cui erano coltivati limoni e arance?
Oggi purtroppo non possiamo ammirare il Monviso sullo sfondo ma il panorama sulla vallata rende parzialmente l’idea di cosa potessero vedere all’epoca gli ospiti che si rilassavano ai piedi della fortezza.
📝 Consigli avventurosi
Il castello della Manta è uno dei Beni che il FAI ha restaurato con cura e aperto al pubblico. Consulta il sito ufficiale per gli orari di apertura e i prezzi aggiornati.
Aderisce al circuito Abbonamento Musei Piemonte.
Alla scoperta di altre avventure #CuneoAkm0!
Che meraviglia!! Essendo una volontaria Fai so che il castello è uno dei beni tutelati (per fortuna) dalla Fondazione, ma non l’ho mai visitato. Vale davvero fare il viaggio per vederlo!
Sì, vale assolutamente la pena visitarlo!