La finestra di bel tempo è troppo allettante. Senza indugio carico lo zaino in macchina e mi dirigo risoluta verso la valle Grana. Individuo subito la piazzetta Sacco e Vanzetti da cui iniziare la mia avventura. Sistemo le attrezzature e, con la benedizione di chi mi guarda dai balconi, m’incammino lungo il sentiero delle Leggende di Pradleves.
Il punto d’inizio del trekking è contraddistinto dalla presenza di un pannello di legno rotondo con una scritta gialla e rossa. Al centro spicca un’ape legnaiola, l’insetto nero simbolo dell’itinerario pradlevese comunemente conosciuto come bombo nero.
Poco più in là, all’imbocco della stretta via Matteotti, una carta topografica evidenzia il tracciato nella sua interezza. Di fianco trovi invece tre versioni più corte che sfruttano alcune delle scorciatoie disseminate lungo il percorso. Per farla breve puoi scegliere la tua taglia di sentiero preferita tra small, medium, large ed extralarge.
Ovviamente qui ti racconterò la mia esperienza col pacchetto completo!
In questo articolo
- ▶️ Percorso 3D
- Sentiero delle Leggende a Pradleves: boschi e borgate
- Incontri lungo il sentiero delle Leggende
- I Sarvanot della valle Grana
- Una deviazione dal sentiero delle Leggende
- Uno dei luoghi più misteriosi di Pradleves
- Ancora una deviazione dal sentiero delle Leggende
- Sguardi curiosi nella faggeta
- 📝 Consigli avventurosi
- 🧭 Itinerario
- 📽️ Vlog
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▶️ Percorso 3D
Sentiero delle Leggende a Pradleves: boschi e borgate
L’asfalto termina dopo poche decine di metri cedendo il posto a un invitante sentierino sulla destra. Tacche giallorosse e frecce m’indirizzano sempre nella giusta direzione. Le varie scorciatoie che si presentano man mano che procedo sono sempre opportunamente segnalate e, spesso, indicano anche il tempo di percorrenza stimato per tornare a Pradleves.
La prima parte del trekking è rallegrata dalle frecce realizzate dai bambini della scuola primaria che mi fanno pregustare la prima borgata che mi accingo ad attraversare: Cialancia.
Dopo essere tornata per un tratto sull’asfalto, salgo su per una stradina lastricata e apprezzo la cura con cui sono state ristrutturate alcune abitazioni in tipica architettura alpina. Una betoniera e vari attrezzi sono segni inequivocabili di una borgata che rinasce e si fa bella. Per chi ha scelto di viverci e per chi è solo di passaggio.
Incontri lungo il sentiero delle Leggende
Mi addentro nuovamente nel bosco. In alcuni punti la vegetazione si apre per mostrarmi qualche scorcio panoramico. Da una curiosa installazione in legno posso apprezzare una buona vista dall’alto su Pradleves.
Il sentierino sale deciso e, attraversando infine verdi prati, mi porta alla borgata Grange, in una conca isolata ma baciata dal sole e dotata di un bel forno in pietra.
Mi affaccio brevemente sull’asfalto. Dopo pochi metri infatti il sentiero prosegue in salita sulla sinistra. In basso un uomo è indaffarato presso il suo orto. Scambia volentieri due parole con me. Mi anticipa a grandi linee le prossime tappe che incontrerò.
Proseguo quindi la mia camminata e, a un bivio, trovo il primo dei pannelli informativi dedicati alle leggende pradlevesi. Il protagonista di questa è un orco cattivo, Lou Drai, che dalle profondità della caverna sotterranea in cui viveva si divertiva a privare il paese dell’acqua oppure ad allagarlo.
Individuata la traccia che risale il vallone del Cauri, la seguo fino all’imbocco di uno stretto sentiero che va a confluire nell’impluvio del rio Gerbido. In prossimità del ponticello di pietra che lo attraversa probabilmente avrai la sensazione che qualcuno ti stia osservando dall’alto.
I Sarvanot della valle Grana
Sbuco nuovamente sulla provinciale e la seguo fino alla borgata Presa, un gruppetto di poche case e un antico forno. È in una posizione ben soleggiata, perfetta per una sosta. C’è anche una fontana per rifornirti d’acqua, se necessario. Qui scopro uno dei dispetti fatti alla popolazione da parte di un Sarvanot, uno di quei curiosi folletti che abitano i boschi della valle Grana.
Se vuoi conoscere meglio queste creature ti consiglio di percorrere il sentiero dei Sarvanot a Monterosso Grana, distante appena una manciata di chilometri.
I Sarvanot si nascondono anche nei boschi della valle Varaita. Trovi il sentiero dei Sarvanot nella frazione Rore di Sampeyre.
Poche decine di metri dopo la borgata Presa abbandono nuovamente l’asfalto in favore di una sterrata che, dapprima in salita e poi in discesa, mi porta a fiancheggiare la borgata Cugn. Poco oltre la vegetazione si apre per offrirmi ampi scorci panoramici sui monti Grum e Bram, punta dell’Omo e Rocca Cucuja.
Qui imparo la leggenda della Manho Boudrouno, la strega più temuta del circondario, finita sul rogo a seguito della denuncia del marito per evitare che trasmettesse le sue magie alla loro bambina.
Una deviazione dal sentiero delle Leggende
Mi trovo ancora una volta sull’asfalto. Raggiunto un ampio spiazzo munito di una piccola tettoia che protegge una zona barbecue, faccio una silenziosa deviazione verso il santuario della Madonna degli Angeli del XVIII secolo.
L’edificio è ben ristrutturato e, attraverso la grata di una finestra aperta, scorgo molti degli ex voto appesi alle pareti, segno di una devozione antica e sincera. Completano l’area una grande croce e alcune sculture in legno raffiguranti angeli e funghi.
Il panorama circostante è coperto dagli alberi. Puntando con precisione alle coordinate indicate dal GPS individuo una cache nascosta sapientemente. Dopo aver firmato il logbook, torno quindi sui miei passi e proseguo sulla strada asfaltata.
Uno dei luoghi più misteriosi di Pradleves
Raggiungo quindi una biforcazione. Ignorando la scorciatoia mi dirigo risoluta verso uno dei luoghi più misteriosi di Pradleves. All’ombra del bosco, prima in salita e poi su una lunga discesa tecnica resa scivolosa dalla recenti piogge, vedo coi miei occhi incredibili costruzioni in pietra risalenti perlomeno all’Alto Medioevo se non prima.
Lou Capitani (il capitano) era un ex soldato di ventura dotato di una forza sovrumana che, sotto la falesia Barmo Capitani, costruì la sua abitazione. Disboscata l’area realizzò quindi i recinti per le sue pecore. Oggi gli alberi stanno riprendendosi i loro antichi spazi ma le tracce dell’uomo sono ben visibili. Successivamente al mio passaggio è stata nascosta una cache per rendere ancora più intrigante l’esperienza.
Completato l’anello di Barmo Capitani rientro quindi sul sentiero principale. Eventualmente puoi tralasciare questo tratto se vuoi accorciare il percorso.
Ancora una deviazione dal sentiero delle Leggende
Le cose belle bisogna guadagnarsele. In questo caso devo fare ancora un piccolo sforzo e salire su per l’ennesimo sentierino in salita. La ricompensa è un luogo magico, il più suggestivo dell’intero trekking. Sotto un’enorme falesia trovo infatti la Barma Grande, un’ampia grotta larga una quarantina di metri.
Al suo interno il tempo è scandito dalle gocce d’acqua che ancora scendono dal soffitto. Qui sono ancora visibili stalattiti e stalagmiti. Ci sarebbe anche una cache ma è stata portata via, sarà ripristinata poco tempo dopo il mio passaggio. Mi fermo comunque per un po’ a contemplare in perfetta solitudine questo posto incredibile.
Il pannello informativo mi racconta che qui, in compagnia di un gufo, viveva la malvagia strega Manho Pertusino che si divertiva a tormentare i pastori pradlevesi. Il problema fu però risolto da un Sarvanot che, per proteggere la pecora Belinéto, di cui puoi apprezzare una riproduzione all’interno della grotta, con uno stratagemma riuscì a far uscire la strega dal suo sicuro rifugio e a farla cadere in un burrone.
Torno quindi sui miei passi fino al bivio e da qui riprendo il sentiero che scende piacevolmente nel bosco.
Sguardi curiosi nella faggeta
All’ombra della fitta faggeta mi trovo sotto lo sguardo curioso dei grandi occhi disegnati sui tronchi degli alberi. Raggiungo quindi la borgata Podio Soprano (o Podio d’Toundin) ormai diroccata e invasa dalla vegetazione.
Scendo ancora e arrivo a Podio Sottano. Qui trovo una bella cornice in legno che inquadra opportunamente punta Freura e il monte Cauri.
A questo punto seguo la strada sterrata che, con un ampio semicerchio e diversi saliscendi, rientra nel vallone. Imbocco quindi un sentierino e, accompagnata dai rumori della civiltà sempre più vicina, mi fermo presso una panchina gialla e rossa per leggere l’ultima leggenda dell’itinerario, Lou loup e la vourp (il lupo e la volpe) in cui la scaltrezza predomina sulla forza.
Superato il ponte mi addentro tra le case di Pradleves e, in pochi minuti, torno al punto di partenza dell’itinerario. Prima di lasciare il paese entro però in un piccolo negozio per acquistare un pezzo di formaggio che mi ricordi ancora per qualche giorno le belle emozioni della giornata.
Conosci antiche leggende legate al tuo territorio? Raccontamele nei commenti.
📝 Consigli avventurosi
Il sentiero delle Leggende da Pradleves, nella sua versione extralarge, ha uno sviluppo di 13,2 chilometri con un dislivello positivo di 660 metri ed è percorribile in circa cinque ore a cui aggiungere le immancabili soste.
Le scorciatoie sono numerose e permettono di accorciare notevolmente l’itinerario rendendolo perfetto anche per chi è meno allenato o ha meno tempo a disposizione.
La versione small è di appena 4 chilometri con un dislivello positivo di 350 metri ed è percorribile in un’ora e mezza.