Appena uscita dalla stazione ferroviaria di Santhià, in provincia di Vercelli, identifico il punto d’inizio della mia nuova avventura. Accendo il Garmin e seleziono la traccia che m’interessa. La segnaletica è abbondante e, di fatto, utilizzerò il GPS solo per sapere a che punto del percorso mi trovo. Sono pronta per incamminarmi lungo la prima tappa del mio Cammino di Oropa da Santhià a Magnano.
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▶️ Percorso 3D
Mentre mi addentro nel centro storico di Santhià apprezzo le vetrine dei negozi e dei bar. Cinquecento metri dopo la partenza mi fermo presso l’Ostello Amici della Via Francigena. Ho appuntamento con Mario per ritirare la tessera dell’Associazione Movimento Lento, la credenziale e il gadget del Cammino.
Mario si assicura che l’app SlowBi funzioni correttamente. Tuttavia preferisco usare il Garmin su cui ho preventivamente scaricato le tracce del Cammino di Oropa della Serra.
Mi fornisce anche gli ultimi ragguagli cartografici e un paio di suggerimenti che saranno fondamentali per approcciare nel migliore dei modi la seconda e la terza tappa. Ora sono davvero pronta per riprendere il cammino.
Da Santhià a Magnano, tra le campagne vercellesi
Lentamente attraverso la città e me la lascio alle spalle. Mi addentro tra le campagne vercellesi. Purtroppo la foschia mi preclude la vista delle montagne. Ma il silenzio e la quiete che mi avvolgono rallegrano questa prima parte di tappa che percorro in solitudine.
Incrocio pellegrini che viaggiano nella direzione opposta alla mia. Stanno percorrendo la Via Francigena per raggiungere Roma.
Ben prima del tempo preventivato da Mario raggiungo un punto apparentemente labirintico del tracciato in cui mi trovo a passare dapprima sotto la ferrovia e poi sopra l’autostrada.
La segnaletica giallo-nera ampiamente presente m’indirizza sempre nella giusta direzione. Ti faccio notare che l’analoga segnaletica giallo-azzurra è invece destinata a chi percorre il Cammino di Oropa in bicicletta.
In compagnia fino a Roppolo
A un tratto consulto sullo smartphone l’app Locus Map 4 per capire sia distante il paese successivo. Ci vorrà ancora un po’ per raggiungerlo. Decido quindi di sedermi su un muretto all’ombra per fare una breve pausa.
Mentre sono lì mi raggiungono Carla e Patrizia di Rovereto che, tra una chiacchiera e l’altra, hanno sbagliato percorso finendo su quello per i ciclisti. Proseguo con piacere il cammino insieme a loro per una decina di chilometri.
Raggiunto il borgo di Cavaglià, facciamo tappa alla locale Panchina Gigante e poi al Portico Café per un panino, una Coca Cola e un caffè. La sosta si protrae più del previsto ma riprendiamo la marcia allegramente parlando di un sacco di cose.
Ci addentriamo nel bosco e raggiungiamo Roppolo. Qui le nostre strade si dividono. Carla e Patrizia, che faranno il cammino in quattro tappe, hanno concluso la loro giornata. A me restano invece da percorrere ancora una dozzina di chilometri. E ho tanta energia per farlo.
Da Santhià a Magnano passando per Viverone
Salgo verso il castello e lo oltrepasso. Individuo, una accanto all’altra, le piastrelle coi simboli del Cammino d Santiago e della Via Francigena. Mi emoziona sempre vedere la conchiglia. Adesso che ho iniziato il mio particolarissimo pellegrinaggio da Sant’Anna di Vinadio a Santiago poi…
Sulla finestra della Casa del Movimento Lento chiusa trovo il timbro da apporre sulla mia credenziale. Più avanti vedo una fontana e mi rifornisco d’acqua.
Mi lascio il paese alle spalle e mi muovo in un contesto agricolo caratterizzato da viti, olivi e kiwi. Raggiungo, con una brevissima deviazione, il punto panoramico su cui è installata la Big Bench numero 187 di Viverone da cui apprezzo dall’alto l’omonimo lago.
Un piacevole tratto nel bosco popolato dai simpatici elfi mi porta quindi a Zimone.
Da Santhià a Magnano passando per Bose
Uscita dal bosco sento il suono di una campana non molto distante. Identifico un grumo di edifici di fronte a me e, ancor prima di averne la conferma, capisco di trovarmi di fronte al monastero di Bose.
Si tratta di una comunità religiosa fondata da Enzo Bianchi nel 1965. Adagiata al centro della valle, circondata da prati e boschi, è un’oasi in cui fermarti a riflettere lontano dal chiasso della città.
Entro silenziosamente nella moderna chiesa e ne apprezzo la semplicità. M’impressiona la sua acustica. Tutto si amplifica. Il silenzio è pieno, avvolgente. Prego silenziosamente per parecchi minuti.
Nelle ore successive torno ancora due volte per apprezzare l’acustica di questo luogo: per la preghiera della sera alle 18.30 e per la preghiera del mattino alle 6. Le voci celestiali dei monaci e delle monache che cantano all’unisono mi avvolgono con la loro purezza.
Magnano e il suo ricetto
A questo punto raggiungo la bella chiesa romanica di San Secondo, purtroppo chiusa, e l’ammiro da fuori. Salgo quindi su per il sentiero nel bosco e sbuco nel ricetto di Magnano, borgo biellese con meno di quattrocento abitanti.
Il panorama velato dalla foschia è comunque bellissimo. Con un po’ d’immaginazione riesco a individuare le montagne più vicine.
Anche la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista e San Secondo è chiusa. Mi spiace, avrei voluto vedere da vicino il preziosissimo organo del 1794 oggi utilizzato in occasione dei concerti del Festival di Musica Antica che si svolge d’estate a Magnano.
La mia prima tappa del Cammino di Oropa della Serra si conclude presso la Locanda del Borgo Antico dove mi attendono una comoda stanza in cui riposare e un menu del pellegrino che divoro con piacere.
📝 Consigli avventurosi
La tappa da Santhià a Magnano ha uno sviluppo di 28,5 chilometri e un dislivello positivo di 1130 metri. Compresa la lunga pausa pranzo a Cavaglià mi ha tenuta impegnata per otto ore.
Il Cammino di Oropa può essere suddiviso in tre o quattro tappe a seconda del tuo livello di preparazione.
Nel caso in cui tu desideri effettuarlo in quattro tappe ti consiglio di pernottare a Roppolo, dove si conclude la tappa ufficiale.